- 2017
- 80'
Lingua: Inglese
- Sottotitoli: Italiani
Anteprima: Italiana
SINOSSI
I referendum dividono, e la Brexit lo ha fatto in un modo senza precedenti nella storia britannica. Campagna contro città, vecchio contro nuovo, nazionalisti contro migranti, “la gente” contro “l’elite”. Oltre tutte queste definizioni ci sono degli individui con le loro storie, che hanno dato origine a questo voto storico e sconcertante, motivato dai temi che segnano i nostri tempi: migrazione, tramonto dei vecchi imperi, il lavoro in un mondo sempre più automatizzato. Brexitannia è un film sottilmente esplosivo che senza esprimere giudizi presenta un popolo alle prese con la sua identità, in un mondo che sta cambiando più velocemente che mai, in cui il potere appare sempre più lontano.
Con:
- Noam Chomsky, Saskia Sassen, Guy Standing, Nick Srnicek, Heidi Mirza, Federico Campagna
NOTE
Proiezioni a Internazionale a Ferrara alla presenza del regista Timothy George Kelly
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DICHIARAZIONE
«Credo che il Regno Unito sia un paese molto triste. Il moderno neoliberalismo è un'invenzione anglofona e Gran Bretagna e Stati Uniti sono stati suoi i laboratori, fin da Reagan e Thatcher. Ma nel Regno Unito, dove nel dopoguerra si era costituito uno stato sociale con dei forti sindacati, queste politiche hanno avuto un prezzo molto più alto. Thatcher non ha perseguito solo il reddito della classe operaia, ma la sua identità e senso di comunità. Questo attacco alla vita delle persone comuni non ha conosciuto sosta, anche quando al governo ci sono stati i laburisti, diventati praticamente dei conservatori con addosso una t-shirt degli Oasis. C'è stata una guerra fisica e culturale contro l'esistenza della gente normale, che ha reso gran parte del paese invisibile e spossessata. L’interazione di questo sentimento con l'immigrazione, salari in picchiata e un orientamento morale generalizzato sono stati decisivi per il voto su Brexit. Viviamo in tempi profondamente cinici e ci sono voci ciniche in Brexitannia, ma non penso che questo significhi che anche il mio film è cinico. Ho una forte curiosità nei confronti di quello che le persone che ho intervistato provano e pensano, con tutte le loro contraddizioni e insicurezze. Qualcuno ha trovato problematica questa assenza di giudizio nei confronti dei personaggi "cattivi", ma io odio quei documentari che ti dicono cosa pensare, il mio non è stato fatto per diventare un film di propaganda per leave o remain, è il ritratto sociologico di un paese, o almeno un tentativo di diventarlo».
Timothy George Kelly
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