• Stati Uniti
  • Siria
- 2013 - 74'
Lingua: Inglese e arabo - Sottotitoli: Italiani

SINOSSI

Dalla sua stanzetta alla periferia di Chicago una teenager americana figlia di esuli siriani coordina attraverso la rete la rivolta in Siria: tramite Facebook, Twitter e Skype aiuta i compagni sul campo a fronteggiare cecchini e bombardamenti, per denunciare al mondo le atrocità e violazioni dei diritti umani commesse in nome di Bashar al-Assad. Diffondere notizie e immagini delle violenze sembra però non basti a scatenare la reazione internazionale e così, mentre il conflitto infuria, i membri del suo network dovranno decidere quale sia il modo più efficace per combattere un dittatore: i social media o gli AK-47.

Festival:
  • IDFA
  • One World Prague
  • Edinburgh
  • Planete+Doc Warsaw

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DICHIARAZIONE

«Quando nel 2011 iniziai a lavorare al film dovevo affrontare due sfide. La prima era quella posta dal mio background professionale: a Hollywood la mia nicchia era quella dei film sugli animali, dovevo passare da un mondo immaginario di cani parlanti a uno molto reale in cui i miei protagonisti affrontavano quotidianamente la morte, in cui dovevo orchestrare il contrabbando di telecamere nella Siria in pieno conflitto, e quello verso l’esterno degli hard disk con i filmati. La seconda era rendere un tema complesso accessibile al pubblico. In un mondo invaso di notizie, aggiornamenti YouTube, Facebook e Twitter, siamo inondati di immagini esplicite da luoghi come la Siria. Volevo trovare una chiave che donasse un volto umano a queste storie, ed è così che sfogliando un quotidiano locale sono venuto a sapere di questa 19enne di Chicago, Ala’a Basatneh, che per la sua attività su Facebook per la rivoluzione era stata minacciata di morte dal regime siriano. Rintracciai Ala’a ma la nostra prima telefonata andò malissimo: “Stai facendo tutte le domande sbagliate”, mi disse. Poi un po’ alla volta iniziò a raccontarmi come, dalla sua stanzetta alla periferia di Chicago, era diventata uno dei principali coordinatori della rivoluzione siriana. Qualche giorno dopo insieme al mio produttore andammo a trovarla per vederla in azione. Usando i social network e Google Maps organizzava le proteste e i movimenti della sua rete a Damasco, a quel punto avevamo trovato il nucleo della nostra storia. Attraverso Ala’a fu possibile contattare le persone sul terreno, la cui passione, coraggio e inventiva mi travolse. Ero abituato a usare i social network e il web per cercare vecchi amici e offerte speciali. Ala’a e la sua rete usavano gli stessi strumenti per rovesciare un governo. #chicagoGirl non è solo un documentario sui nuovi strumenti della rivoluzione, è un film sulle persone a cui quegli strumenti permettono ora di fare la differenza». Joe Piscatella

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